Veglia missionaria 2023

Proponiamo un momento di incontro, di ascolto, di riflessione e di preghiera silenziosa VENERDI 20 Ottobre alle ore 21:00 alla chiesa di BORGHETTO di MONTE SAN VITO. La veglia sarà arricchita dalle testimonianze di chi ritorna e di chi parte per Dianra, in Costa D’Avorio.

Credere nell’umanità

Nell’occasione della veglia della Giornata Missionaria Mondiale, nell’Ottobre del 2021 si è aperta la raccolta fondi per l’acquisto di un’ambulanza per Dianra Village, in Costa d’Avorio, dove batte il cuore grande di Padre Matteo Pettinari, da anni missionario e punto di riferimento per gli abitanti del luogo, in collaborazione con la CARITAS, tramite la piattaforma Ridiamo dignità e con il CMD.

I marchigiani conoscono bene il suo impegno e il suo forte amore per i più fragili. La raccolta è stata chiusa velocemente, nonostante la cifra importante, grazie alla stima e all’affetto che Padre Matteo ha in molti donatori e oggi, finalmente, il mezzo è stato acquistato ed è operativo.

L’ambulanza sarà al servizio della popolazione del distretto sanitario di Dianra Village – e non solo – avendo come base il Centre de Santé Joseph Allamano di cui Padre Matteo è responsabile dal 2014. Fondato dai missionari della Consolata e nato come semplice dispensario nel 2010, attualmente il centro comprende i seguenti servizi: medicina di base, maternità, laboratorio analisi, odontoiatria, nutrizione, tubercolosi e accompagnamento di persone sieropositive. A loro il distretto ha affidato un’area sanitaria di undici villaggi, ma le persone che lo frequentano vengono da molto più lontano. Oggi, finalmente, il Centre de Santé Joseph Allamano dispone dell’ambulanza, per sopportare le buche e le strade sconnesse che portano all’ospedale più vicino e che dista circa 150 km di pista non asfaltata.

Un mezzo costoso, circa 60.000€ tra acquisto e adattamento, una cifra grande, almeno quanto il cuore di Matteo e di chi ha scelto la missione per dare aiuto ai poveri del mondo. Con il generoso sostegno dei donatori l’ambulanza potrà salvare, ogni anno, molte vite umane, far partorire giovani mamme in sicurezza, intervenire tempestivamente su emergenze sanitarie, dare risposte più veloci e sicure e soprattutto portare i malati gravi dal centro sanitario agli ospedali più vicini.

“Se le tasche non sono sorelle, i cuori non sono fratelli” dice Padre Matteo raggiante per l’acquisto: “Tutto è stato possibile grazie a una fraternità vera che si è trasformata in una creativa e concreta rete solidale tra noi e voi: amici, persone care vicine e lontane, gruppi, associazioni, la diocesi di Senigallia in tante sue espressioni. Grazie di cuore a tante e tanti che hanno donato a partire dalla loro povertà e trasformando situazioni di sofferenza, malattia e difficoltà familiari e personali in un canto alla vita e in un gesto d’amore. Tutto questo mi commuove davvero: dietro a questa ambulanza si nascondono storie di ordinaria santità di tante e tanti che continuano a credere nel Bene e nel Dio della Vita… nonostante tutto e sperando contro ogni speranza!”.

Dio è carità contemplata e vissuta!

Università, giovani e missione

Il CMD di Senigallia organizza nel mese di maggio 3 incontri sul tema “Università, giovani e missione”.

Gli incontri saranno centrati sulle testimonianze di giovani che hanno pensato la propria Tesi Universitaria o Specializzazione in un contesto di missione, concretizzando il proprio sogno di professione con uno stile nuovo.

Gli incontri si terranno sulla piattaforma Zoom per 3 martedì consecutivi, alle ore 21, e vedranno questi protagonisti.

Martedì 11 Maggio

Virginia di Prato: laureata in Design, tesi progettuale sul legame tra la tribù Senufo e gli spazi comuni in Costa d’Avorio, con i Missionari della Consolata.

Simona di Parma: laureata in Ostetricia, tesi in Tanzania con mamme in gravidanza

https://zoom.us/j/97975769850?pwd=R1UyM0RhN1BLL0dZT1dnTzl0MkVvdz09

ID riunione: 979 7576 9850

Passcode: 071515

 

Martedì 18 Maggio

Matteo di Brescia: laureato in Sviluppo e Cooperazione Internazionale, tesi sulla nascita e l’evoluzione della cooperazione internazionale in Italia e nel mondo.

Martina di Senigallia: laureata in Educazione Professionale, tesi in Uganda con le ex bambine soldato.

https://zoom.us/j/97975769850?pwd=R1UyM0RhN1BLL0dZT1dnTzl0MkVvdz09

ID riunione: 979 7576 9850

Passcode: 071515

 

Martedì 25 Maggio

Tamara di Jesi: laureata in Medicina, specializzata in Ostetricia, specializzazione in Tanzania con il CUAMM.

Giandonato di Monopoli: laureato in Economia degli Intermediari e dei Mercati finanziari, tesi sul legame economia/povertà, ideatore dell’App TUCUM.

https://zoom.us/j/97975769850?pwd=R1UyM0RhN1BLL0dZT1dnTzl0MkVvdz09

ID riunione: 979 7576 9850

Passcode: 071515

 

Le testimonianze saranno trasmesse anche sulla pagina facebook cmdsenigallia.

Una vita per la vita

Lo scorso 15 giugno la parrocchia del Duomo e alcune persone del Centro Missionario Diocesano hanno avuto la gioia di incontrare suor Gabriella Pinna, missionaria delle Suore della Redenzione in Brasile.

Non è la prima volta che suor Gabriella fa visita alla comunità di Senigallia, poiché da circa 15 anni la Diocesi e in particolar modo la parrocchia del Duomo e delle Grazie hanno uno stretto legame con la comunità di Sao Luis e Fortaleza attraverso il progetto Coloriamo la Vita.

La sua testimonianza ha toccato vari aspetti della realtà brasiliana in cui vive da oltre 25 anni e, come successo nelle altre occasioni, suor Gabriella ci ha portato un’ondata di energia che solo chi vive in prima persona l’esperienza della missione può trasmettere. Ovviamente ci ha informato sull’andamento positivo del progetto, evidenziando soprattutto come i ragazzi beneficiari delle prime azioni sono ora degli adulti che oltre ad essersi laureati e ad avere un lavoro dignitoso, nel proprio tempo libero si mettono volontariamente a disposizione dei bambini e adolescenti della favela per organizzare corsi di musica, doposcuola, teatro e danza, proprio come segno di gratitudine per ciò che a loro volta hanno ricevuto.

Oltre a questi aggiornamenti, suor Gabriella ci ha riferito degli effetti negativi della politica del nuovo presidente brasiliano Bolsonaro, che ha penalizzato i più poveri, indebolendo o addirittura cancellando quei basilari diritti civili conquistati con lotte e difficoltà dal popolo delle favele. Il fatto poi di aver facilitato l’acquisto delle armi ha portato ad un aumento della violenza, che si è tramutato in un notevole numero di vittime, oltre 65.000 all’anno per accoltellamenti o sparatorie: è il livello più alto di persone uccise mai raggiunto nel Paese.

In questo difficile e pericoloso contesto sociale il lavoro delle Suore della Redenzione si fa sempre più intenso e prezioso, con l’accompagnamento delle donne in situazione di fragilità, costrette a prostituirsi per mantenere i loro figli, con le attività per bambini e adolescenti in alternativa alla pericolosa vita di strada, con la visita nelle carceri di Sao Luis e Fortaleza e con la loro presenza nelle comunità cattoliche di base.

Nel suo racconto ci ha particolarmente colpito la situazione delle carceri brasiliane, considerate le più pericolose e sanguinose al mondo, con il problema del sovraffollamento che alimenta violenza, condizioni di vita insostenibili, mancanza di cibo, di igiene e strutture adeguate. In questo degradato contesto si registra una violazione grave e sistematica dei diritti umani, anche con torture e maltrattamenti ed in particolare nei confronti di minori, la cui presenza all’interno delle carceri aumenta in modo esponenziale. E i detenuti nelle carceri minorili sono considerati dall’opinione pubblica come criminali violenti e pericolosi, quando molto spesso sono loro stessi vittime di quella società che invece di offrire loro opportunità per una vita dignitosa li spinge al consumo e allo spaccio di droghe e ad entrare in bande criminali. In un contesto segnato dalla disperazione, la presenza delle suore rappresenta per i carcerati un segno di luce nel buio più cupo, una parola di speranza nello sconforto più assoluto, un abbraccio fraterno in un clima di violenza quotidiana, in altre parole  un segno della presenza amorevole di Dio verso i più poveri ed emarginati.

Nel ringraziare la comunità di Senigallia per la costanza nell’aiuto economico ai loro progetti, e soprattutto per la vicinanza con la preghiera, l’affetto e l’amicizia, Suor Gabriella ci ha aperto mente e cuore su realtà che affliggono tanti nostri fratelli. Ma come sempre siamo noi a ringraziarla, a nome della diocesi di Senigallia, per essere espressione di una Chiesa che accoglie, che offre riparo, che dona speranza  a quanti, feriti nel corpo e nell’anima, aspettano il tocco della tenerezza e della misericordia di Dio. Grazie a te Suor Gabriella e alle tue consorelle per essere espressione di Vita. Noi continueremo a sostenervi e a rimanere uniti nella preghiera.

Francesca Angeletti

Da “La Voce Misena” del 27 giugno 2019.

Saluti dai nostri missionari

La Pasqua da poco trascorsa è stata l’occasione per uno scambio di auguri con i nostri fratelli e sorelle missionari, consacrati e laici, sparsi per tutto il mondo. Di seguito abbiamo raccolto le loro risposte, mentre qui trovi qualche informazione in più su ognuno di loro.

 

Padre Eugenio Montesi
Anche a voi tutti auguroni di una Santa Pasqua … la gioia di risorgere ogni giorno.
Buona Pasqua, Eugenio Montesi.

Sr. Roberta Neri
Grazie degli auguri che ricambio assicurandovi il mio ricordo al Risorto!
Mi avete chiesto una foto, ho questa fatta alle rovine della chiesa del Concilio di Efeso, dove ogni anno ci rechiamo e partecipiamo alla S. Messa con i cristiani di questa terra.
Saluti e auguri a tutto il personale, Sr. Roberta Neri.

Suor Roberta Neri dalla Turchia

Sr. Anna Basili
Ricambio di cuore gli Auguri Pasquali graditissimi, confidando sempre nelle vostre preghiere ed assicurando il mio ricordo ai piedi di Gesù Risorto.
Sr Anna Maria Basili Figlia della Carità.

Padre Francesco Discepoli
Ringrazio fraternamente della vostra presenza accanto ai missionari. Io, lo sapete, sono stato richiamato in Italia per attività all’interno della nostra Famiglia Missionaria nel 2001 poi… per esigenze del mio Istituto qui in Italia non sono potuto ritornare fra gli Zùlu.
Ormai gli anni e gli acciacchi fanno sì che non potrò ripartire. La bontà del Signore è grande e mi ha affidato un ministero di “consolazione”, in particolare nella Diocesi di Mondovì. La celebrazione della Pasqua rafforzi la nostra fede. Un augurio e preghiere.
P. Francesco Discepoli.

Famiglia Giuseppe e Sonia
Auguri anche a voi tutti della Diocesi e alle vostre famiglie.
Come siamo certi della distanza che ci divide siamo anche certi che solo la preghiera e la comunione in Cristo Risorto può unirci e aiutarci nel trovare la Pace qualunque sia la nostra sofferenza.
Buon tempo Pasquale.
Un abbraccio grande a tutti e uno in particolare “grande grande” al nostro Vescovo.
La Pace.

Sr. Luigina Buti
Mia carissima Lorella,
Sono imperdonabile per il lungo silenzio. Mi manca solo il tempo a disposizione per poter comunicare più spesso con le persone lontane. Si, ho ricevuto tutte le tue mail: quella dell’inaugurazione della chiesa di Dianra in Costa d’Avorio, quella di Pasqua e la presente. Innanzi tutto grazie di cuore degli auguri pasquali che ho contraccambiato con la preghiera. Gesù Risorto ci dice che è sempre con noi e con Lui attraversiamo tutte le vicende della vita fino a che ci porterà con Se’ nel Suo Regno glorioso ed eterno.
Ho ringraziato con voi il Signore per l’inaugurazione della chiesa a Dianra in Costa d’Avorio. Che bello che hai un cugino, padre Matteo Pettinari, missionario in Costa d’ Avorio! Quelle sono le missioni che attirano il cuore e l’attenzione, perché lì i missionari sono parte non solo dell’evangelizzazione, ma anche dei grandi bisogni di quei fratelli per migliorare le loro condizioni umane e sociali.

Nei riguardi del Giappone è tutta un’altra storia perché qui non hanno bisogno dei missionari dal punto di vista umano e apparentemente non sentono neanche il bisogno di ascoltare l’annuncio del Vangelo, perché stanno tutti bene. E’ come essere in Italia o qualsiasi altra nazione del nostro mondo avanzato. La nostra missione è come nascosta agli occhi umani, vogliamo essere tra questi fratelli per portare loro l’Amore di Gesù Salvatore che vuole donare anche a loro la salvezza e la felicita’ della vita eterna.

Come ogni società’ anche il Giappone ha i suoi problemi piccoli e grandi, come voi li avete in Italia e in tutto il mondo. Ma i missionari non fanno notizia apparente. Solo il Signore ci guarda con tanta tenerezza e ci chiede di continuare ad amare e servire nel Suo Nome.

Mi chiedi di poter scrivere qualche volta una lettera da pubblicare su Voce Misena tramite Laura Mandolini che ricordo con tanta riconoscenza e affetto. Il mio problema e’ che prima di tutto non sono una scrittrice, ma per di più non avrei notizie che possano attirare l’attenzione dei lettori. La missione del Giappone è talmente diversa da tutte le altre missioni dove la gente riceve dai missionari anche un miglioramento umano e sociale. Però non so, adesso che me lo hai suggerito posso metterlo in conto da chiedere al Signore cosa vuole che io faccia.

Per il momento ecco le mie ultime notizie. In Giappone l’anno civile termina a fine marzo, cosi’ le scuole. Con il primo d’aprile tutto rincomincia. Con l’inizio dell’anno scolastico sono tornata ad insegnare alcune classi di religione nella scuola che abbiamo qui. Ho 52 alunne di prima media (12, 13 anni), divise in due classi, alle quali annunciare il vangelo un’ora alla settimana. Di quelle alunne solo tre sono cristiane. Il resto sente parlare di Gesù per la prima volta e questo è quello che da al mio cuore la grande gioia di far conoscere Gesù e lasciare a Lui il tempo che esse veramente l’incontrino come il loro Signore e Salvatore.
Essendo nella scuola solo ‘Part Time’ sono più libera per altre attività, come seguire un gruppo di adulti che vogliono conoscere e studiare la Bibbia. Il gruppo che mi è stato affidato è composto da persone che sono cristiane, protestanti e non cristiane. Vedi come tutto è da affidare allo Spirito Santo, perché guidi ed illumini per condurre queste persone a Gesù.

Domenica prossima inizierà il Catechismo in parrocchia e mi e’ stato chiesto di prende un gruppo di bambini delle elementari. E poi cerco di visitare le persone anziane e ammalate e come pure mi prendo cura delle nostre sorelle anziane e ammalate. E’ stupendo potersi dedicare ad ogni servizio necessario, uno dei quali per me e’ anche essere l’autista della comunità. Per me, ogni cosa piccola o grande deve essere un canto di Lode al mio Signore che mi vuole qui e mi chiede di pregare e offrire ogni cosa per la salvezza di questi fratelli. Il tempo e il modo sono nelle Sue Mani. Lode e gloria a Lui nostro Signore e Redentore.

Forse hai sentito la notizia anche in Italia. Con il primo maggio l’imperatore ha abdicato a suo figlio, il principe ereditario. Così abbiamo il nuovo Imperatore. La nuova era si chiama REIWA. I giapponesi contano gli anni con l’era dell’imperatore per cui siamo nel primo anno dell’era REIWA. Per tutte queste vicende di cambiamento e altre feste della settimana d’oro di maggio per la festa dei bambini e altro, abbiamo avuto nove giorni liberi dalla scuola. Ma da domani si riprende e tutte le studenti ritornano.

Lorella, per il momento ti lascio, ma credimi che vi porto tutti in cuore. Salutami tutti con tanto affetto.

Ciao. Sempre unita nella preghiera, ti abbraccio con tanto affetto. Sr. Luigina Buti.

Ciao Dianra

Carla ha lasciato Dianra per tornare a Chiaravalle: ecco il racconto della sua partenza, assieme a Pietro e Roberta, dalla Costa d’Avorio.

 

La jeep macina km e km, p. Raphael è alla guida mentre p. Matteo, Pietro e Roberta, nonostante gli scossoni, le buche ed il rumore, sonnecchiano. Io guardo scorrere, affascinata come sempre, il rosso della pista ed il verde della “brousse”, ancora più vivaci dopo la pioggia recente. Mentre sono persa in questa contemplazione una buca, più profonda, mi scuote e realizzo: “Dianra è già a sette ore da qui! E noi siamo diretti ad Abidjan per prendere l’aereo per l’Italia!!!!”

È come aprire una diga, un fiume di volti mi scorrono davanti agli occhi : Christ, Jean Bosco, André, Bienvenuée et Philippe, dei piccolini che ho coccolato e sommerso di baci! E poi Jaqueline, che stringendomi in un abbraccio poderoso sussurra: “Dio è grande, ci rivedremo”. E Catherine a cui per fermare l’emozione dico: “Ci vediamo domattina per la preghiera”. Ange che da giorni, con le lacrime agli occhi ripete: “Non ci posso pensare, mi fa star male”. Yolande, amica dei pensieri intimi : “Aspetto il tuo ritorno”. E poi Rokia, Siaga, Daou,Thérèse, Susanne, Adèle e gli altri… impossibile citarli tutti, ma tutti sono presenti nel mio cuore. Allora gli occhi non riescono a trattenere le lacrime.

Un mare di pensieri ed emozioni si intrecciano: la gioia del ritrovarsi, il piacere di conoscersi, la partecipazione alla dedicazione della chiesa nuova, la condivisione con la delegazione di Senigallia, lo stupore della visita ad Alasso – il villaggio nella “brousse” senza illuminazione, o quella a Yeretiélé, dove i bimbi sono scappati in lacrime perché non avevano mai visto un bianco. L’allegria del matrimonio senufo, il dolore per la mamma morta di parto. L’affetto ricevuto da tanti, da alcune amicizie diventate, nonostante le difficoltà della lingua, così forti da cogliere anche i pensieri inespressi. L’affetto dei bimbi sempre calorosi, che specialmente negli ultimi tempi, avvertendo un cambiamento, mi hanno riempito di baci stringendosi a me. L’affetto dei tanti parrocchiani che sono venuti con doni in natura o personali : Martine, Jules, Emile, Claire…

La malinconia della partenza che quando arrivi è già nell’angolo più profondo della valigia, perché fa parte del viaggio ma che fa male al cuore.

Signore, grazie per il bello ed il buono che hai seminato in me in questo tempo prezioso a Dianra, particolarmente nei giorni intensi, diversi e forti del triduo pasquale, condiviso con tanti fratelli felici della gioia vera e semplice che solo la Fede sa donare. Concedimi di saper testimoniare al ritorno, nel mio quotidiano, quanto ho vissuto, guardando con occhi e cuore nuovi, perché Cristo è risorto!!!

Ciao Dianra!

Il sabato e la domenica del missionario

Pietro Pettinari ci descrive la vita “ordinaria” di un missionario in Costa d’Avorio nei giorni di sabato e domenica. Nella foto la domenica delle Palme a Sononzo.

 

Dal 6 febbraio mi trovo a Dianra, in Costa d’Avorio, presso la missione della Consolata dove vive e svolge il suo servizio mio figlio Matteo, insieme a padre Raphael del Kenya. Fino al mese di novembre 2017 viveva con loro anche padre Manolo, spagnolo, ora assente per malattia. Da domenica 10 marzo è arrivato anche padre Ariel, argentino, che qui ha svolto servizio per più di quattro anni e mezzo, tra il 2007 ed il 2011. Dopo otto anni è ritornato a Dianra per qualche mese.

In genere il sabato si stabilisce che ogni missionario vada a celebrare la messa in un villaggio delle varie parrocchie: Dianra, Dianra Village e Sononzo. Sabato 30 marzo avevano così stabilito: P. Raphael a Dianra, P. Matteo a Dianra Village e P. Ariel a Sononzo. Considerando che la comunità di Sononzo è la più lontana dalla “base” – circa 45 km – e che per andarci si passa per Dianra Village, siamo partiti con una sola macchina. In quel pomeriggio avevano deciso di portare al villaggio dei nonni paterni una bimba nata il 18 marzo e la cui mamma era deceduta poco dopo il parto. Il villaggio in questione, infatti, era situato proprio lungo il tragitto per Dianra Village.

Siamo partiti verso le ore 16.00 e sull’auto eravamo in 8: p. Ariel, p. Matteo, Roberta (moglie di Pietro, NdR) ed io, la bimba, la nonna ed altre due persone della famiglia. Dopo circa 20 minuti siamo arrivati al villaggio della bimba. Siamo scesi tutti dall’auto. Varie persone ci hanno accolto sulla strada e ci hanno fatto accomodare su delle sedie nel cortile della casa poco lontana. Dopo averci offerto dell’acqua ed aver adempiuto ai saluti e riti convenzionali, lasciata la neonata e la famiglia, siamo ripartiti.

Verso le 17.30 siamo arrivati a Dianra Village. P. Ariel è subito ripartito per passare la serata con i giovani di Sononzo e potervi poi restare per la messa domenicale. Io, Roberta e Matteo siamo restati a Dianra Village. Matteo ha dovuto sbrigare degli impegni al dispensario prima di partire in moto per il villaggio di Bébédougou. Poiché tutti e tre non potevamo andare, Matteo mi ha chiesto se volevo andare con lui a fargli compagnia, mentre Roberta sarebbe restata a Dianra Village. Io ho accettato volentieri di accompagnarlo. Il villaggio dove doveva andare si trovava ad una ventina di km. Indossato il casco, ho messo in spalla lo zaino e siamo partiti. Erano le 19.30. Prima di uscire dal villaggio, Matteo ha chiesto ad un giovane che conosce la zona quali fossero le condizioni della strada. Joseph lo ha rassicurato dicendo che era percorribile. Ci ha soltanto raccomandato di fare attenzione in alcuni tratti perché avremmo trovato molta sabbia accumulata… e così siamo ripartiti.

Detto fatto. Poco dopo ci siamo resi conto che la “strada” era in realtà una pista sconnessa con cumuli di sabbia che formavano dei solchi… pista che si snodava attraverso piantagioni di anacardo e di cotone. Nel buio della notte, le luci della moto non facilitavano molto il percorso. Prima di arrivare a destinazione, avremmo dovuto attraversare tre villaggi. Dopo il primo, Pétérikaha, ed il secondo, Chontanakaha, eccoci arrivare al terzo, Nadjokaha, dove ci doveva attendere il catechista Emile. Purtroppo, arrivati al punto di incontro stabilito, non abbiamo trovato nessuno. Matteo ha provato a telefonare, ma non c’era connessione. Nel villaggio, non essendoci l’illuminazione, si vedeva circolare qua e là qualche persona con la pila. Poco più in là, davanti ad una casa, c’erano due bambini dall’apparente età di otto-dieci anni che con dei bastoni battevano dentro un recipiente circolare in legno per frantumare delle granaglie. Più in là, seduti a terra intorno ad una scodella, ve ne erano altri quattro, dai due ai quattro anni, che con le mani stavano mangiando. Ed ecco che si avvicina un giovane, Basile, amico di Emile e membro della piccola comunità cattolica del villaggio. La notizia non è affatto buona: Emile non c’era in quanto era stato chiamato per cercare un bambino in un villaggio vicino, che poi è stato trovato morto in un pozzo…

A questo punto, Matteo decide di continuare senza accompagnamento per raggiungere il villaggio di Bébédougou. Non sapeva dove era il cortile scelto per la celebrazione, ma una volta arrivati al villaggio in questione, si è fermato nella casa del capo villaggio al quale ha chiesto se sapeva dove si sarebbe svolta la celebrazione religiosa. Egli, che si trovava sdraiato su un lettino nella veranda davanti casa, ha riconosciuto Matteo (infatti, proprio pochi mesi fa, il centro sanitario di cui Matteo è responsabile aveva inaugurato una casetta della salute nel suo villaggio…) e gentilmente si è alzato e ci ha accompagnato nel luogo richiesto che era a non più di 50 metri dalla sua abitazione. Giunti sul posto, alcune donne hanno portato delle sedie dove ci hanno fatto accomodare e, secondo la tradizione, ci hanno offerto dell’acqua e chiesto le notizie. Dopo una decina di minuti, abbiamo accompagnato il capo villaggio nella sua abitazione e siamo ritornati indietro. Le donne stavano già preparando per la celebrazione e per la cena. Erano già presenti una decina di persone, ed altre stavano affluendo dai villaggi vicini, chi a piedi e chi su motofurgone. Nel frattempo le donne avevano preparato nel cortile un piccolo tavolo come altare e davanti, in modo circolare, sedie e panche. La messa è iniziata verso le 21.45 e le persone erano più di 50, senza contare quelle alle spalle che osservavano incuriosite. La celebrazione è stata bella perché molto partecipata, con canti e preghiere individuali, anche se – come mi ha detto Matteo – la maggior parte dei partecipanti non erano ancora battezzati. La messa è terminata intorno alle 23.20. Subito le donne hanno portato la cena con grandi recipienti ricolmi di riso ed una tipica salsa verde come condimento. A me e Matteo hanno portato del riso con salsa di pesce e dei pezzi di ignam lessati. In pochi minuti i commensali avevano già mangiato tutto! A questo punto, vista l’ora e la tanta strada da percorrere per raggiungere Dianra Village, Matteo ha chiesto il permesso di ripartire (come usa qui si chiede la strada) e ce lo hanno concesso.

Dopo aver indossato il casco, ho ripreso lo zaino contenente gli arredi per l’altare e siamo partiti. La strada era molto insidiosa a causa della solita gran quantità di sabbia e, pur proseguendo a bassa velocità, ci è voluta tutta l’abilità di Matteo per mantenere l’equilibrio. Più volte ha dovuto mettere i piedi a terra per non cadere, tenendo conto dell’oscurità e delle insidie nascoste dietro ogni curva. La temperatura era gradevole e soffiava un vento leggero. Contrariamente all’andata, nel tragitto di ritorno abbiamo incrociato poche moto e furgonette, anche loro tutte in precario equilibrio. La cosa che mi sorprendeva era che, non essendoci l’illuminazione, ci trovavamo al centro dei villaggi senza neanche accorgercene, anche perché – vista l’ora – non c’erano più persone in giro con la pila. Attraversando il villaggio di Nadjokaha Matteo mi ha indicato il pozzo che i missionari hanno fatto realizzare poiché in quella zona non c’era più acqua. Il punto più vicino per attingere acqua si trovava a 9 km e quindi la gente era obbligata a percorrerne 18 per avere acqua potabile disponibile.

Siamo arrivati a Dianra Village verso mezzanotte e mezzo. E che dire? Per me è stata un’esperienza molto bella, dove ho potuto vedere persone semplici e piene di fede che pregano con tanto fervore. Matteo mi diceva che in questi villaggi il missionario lo vedono due o tre volte l’anno. La domenica si celebra la liturgia della parola con l’aiuto del catechista.

Siamo andati a letto che era l’una passata.

Questa è la giornata del missionario il sabato.

La domenica, poi, il missionario celebra la messa nella sede della parrocchia, dove, dopo la celebrazione, incontra secondo il programma i vari gruppi: giovani, corali, catecumeni, Caritas, catechisti ecc.

Il pranzo della domenica viene offerto al missionario, a turno, da una famiglia della comunità.

Ecco il mio resoconto di un tipico, “ordinario”, fine settimana vissuto dai missionari in questa terra. Il loro sabato e la loro domenica sono davvero giornate intense, che mettono a dura prova anche la loro resistenza fisica, ma che – una volta rientrati dalla missione – li riempono di visibile soddisfazione e tanta gioia per le persone e comunità incontrate e per il servizio svolto.

A piccoli passi

Carla ci racconta cosa è successo a Dianra in preparazione della solennità dell’Annunciazione del Signore. 

L’anima mia magnifica il Signore: stamattina è venuta spontanea dal mio cuore questa lode al Signore, insieme a lacrime di gioia e commozione. Oggi 25 marzo le donne, una ventina, hanno cominciato di buon mattino a pulire la chiesa di Dianra Prefecture e la nuova cappellina dedicata alla Vergine. La cappellina sarà inaugurata stasera con una messa alla quale interverranno anche le parrocchie vicine. 

Finite le pulizie, rimaneva da posizionare la statua di gesso di Maria, che è arrivata via mare dall’Italia, ben custodita in una cassa di legno che l’ha protetta anche nel successivo viaggio su ruote e che aumenta il suo peso, già notevole. Le donne vogliono sistemare la statua, p.Raphael dice di aspettare quando ci sarà qualche uomo, perché è troppo pesante. La trattativa procede per parecchio: alla fine, in un momento in cui il padre si assenta per un altro problema, le donne si fanno coraggio e con grande sforzo, tutte insieme, a piccole tappe trasportano la statua ed arrivano a metterla sul piedistallo della grotta sciogliendosi, dopo la grande fatica, in un canto di gioia!
A questo punto non ho visto più nulla, commossa nel vedere lo sforzo fisico, la determinazione e la fede di queste donne! Sono splendide!

Qui la donna non ha valore, non ha diritti sociali, solo il dovere di sottostare alla volontà della famiglia e del marito. Di fare figli, possibilmente maschi, di allevarli e contemporaneamente di svolgere i lavori domestici e nei campi. Nonostante ciò, sono gioiose ed accoglienti verso gli ospiti, e soprattutto aperte al cambiamento che migliora la loro vita. Per questo partecipano numerose ed attive ai corsi di alfabetizzazione, ai progetti del micro-credito, ai corsi di educazione sanitaria ,alle catechesi ed alle corali, anche se questo comporta un lavoro in più nella loro già intensa giornata, ed a volte vuol dire percorrere tanti km a piedi, magari con il bimbo più piccolo in spalla. 

Sono certa che la loro forza, la volontà di fare e di conoscere, la gioia che le caratterizza sono le qualità per arrivare quanto prima ad una più giusta considerazione della donna nella società.

Carla.

E dopo il racconto, Carla ci manda il video!

Una marea verde

E’ da poco trascorsa la dedicazione della nuova chiesa di Dianra Village. L’abbiamo vissuta qui, nella nostra diocesi, (quasi) come là, in Costa d’Avorio. Carla condivide con noi la sua testimonianza.

Cari amici,

domenica 3 marzo, qui a Dianra, si è data appuntamento una marea di persone verdi! Verdi perché il pagne, e cioè la stoffa scelta per confezionare gli abiti e l’ uniforme, era verde; unica eccezione le corali, per loro il colore era il bianco. Questa marea, venuta con ogni mezzo da villaggi vicini e lontani, aveva percorso anche più di 100 km di pista rossa, calda e polverosa per l’occasione ed oltre al verde era colorata di gioia ed entusiasmo, visibilmente orgogliosa di partecipare alla dedicazione della nuova chiesa.

La dedicazione della nuova chiesa di Dianra Village

Una chiesa bellissima e coloratissima ad immagine della gente che la riempiva, una splendida costruzione dove la simbologia e l’architettura cristiana si fondono con la cultura locale.

All’ingresso centrale, come nelle antiche basiliche, è situato il battistero, proprio per sottolineare la centralità del battesimo per il cristiano – battesimo che è la porta attraverso la quale si entra nella vita nuova in Cristo, nello spazio della salvezza.

Il battistero della chiesa di Dianra Village

All’interno, sulle pareti laterali, sono dipinte scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ciò, come nei tempi passati, permette anche ai non scolarizzati di conoscere anche visivamente dell’annuncio della fede: è la Bibbia dei poveri!

Alla fine della navata centrale si erge poi l’abside, maestoso e luminoso, dove troneggia il Cristo risorto.

L'abside della nuova chiesa di Dianra Village

Le mie parole non riescono a trasmettere tutto il bello di questa grande opera, ma potete, volendo, trovare tante belle immagini illustrative in questo sito o nella pagina Facebook del Centro Missionario Diocesano di Senigallia.

Mi piace sottolineare la novità e l’importanza di questa bellissima chiesa (scusate se mi ripeto, ma è la verità) in un contesto di grande povertà ed in cui i cristiani sono una esigua minoranza religiosa. Essa è unica nel suo genere, rende visibile la comunità cristiana e con la sua bellezza permette ai fedeli (e a tutti quanti la visiteranno) di alzare lo sguardo verso il Cielo, verso Dio.

Il tutto è ancora più bello perché frutto della comunione e dell’amicizia tra la diocesi di Senigallia (terra d’origine del parroco, il missionario della Consolata padre Matteo Pettinari) e la comunità di Dianra.
La presenza del vescovo Franco, che ha presieduto la celebrazione, e del vescovo emerito don Giuseppe hanno rafforzato e reso ancor più palpabile questo legame.

Tanti, infatti, della nostra diocesi, hanno pregato, sostenuto economicamente e lavorato alacremente in Italia e direttamente qui a Dianra per la costruzione della chiesa, insieme alla comunità.

E domenica, a cominciare dalle autorità civili e religiose, ma anche da molte altre persone, ci sono state parole, gesti simbolici e commoventi di ringraziamento per tutti quelli che in qualsiasi maniera, senza conoscere, senza vedere e da lontano hanno voluto collaborare.

Commovente, per me, è stato vedere che tra quanti ringraziavano molti erano mussulmani.

Dopo il tanto lavoro, l’attesa frenetica della vigilia, la giornata, come tutte le belle cose, è volata in un attimo, ma sicuramente la gioia provata, il ricordo di tanti volti sorridenti e fieri resteranno indelebili nei nostri cuori. Come resterà preziosa la veglia preparatoria che sabato sera si è celebrata quasi in contemporanea nella chiesa di Marina di Montemarciano ed a Dianra Village, espressione di quell’Amore di Dio che ci fa fratelli al di là dei km che ci separano, delle difficoltà linguistiche che, come per incanto, si annullano nella comunione della fede e della preghiera, nel mistero luminoso della fraternità della Chiesa… quella di pietre vive!

Ciao a tutti!
Carla Paccoia

Una chiesa di pietre vive

Il nostro caro Padre Matteo Pettinari ci scrive dalla missione di Dianra, in Costa d’Avorio. Come sempre lo leggiamo con grande gioia.

 

Carissimi tutti, buongiorno!

Vi scrivo oggi da Dianra, dove stiamo vivendo un bellissimo tempo di formazione con i nostri catechisti sulla celebrazione della fede e sulla bellezza di vivere la liturgia. Forse non c’era clima più adatto per condividere con voi la bellissima notizia che abbiamo da qualche settimana, ma che solo negli ultimi giorni diventa sempre più certa e ufficiale. Si tratta della conferma della data della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Dianra Village!

Chiesa che, più che essere un edificio o una struttura – per quanto bella – è segno visibile e luminoso di ben altro! E cioè delle pietre vive che siamo noi e voi, della comunione che ci lega in Cristo. Una comunione di diversità che è diventata ricchezza. Una comunione che è un abbraccio in cui ogni differenza diventa tessera di un mosaico magnifico, che si riflette nel mondo e nel cuore della nostra vita, della storia e delle culture che ci accolgono qui a Dianra, un segno vivo dell’amore di Dio…

Desidero quindi dirvi, con molto stupore e gratitudine, che domenica 3 marzo, ultima domenica prima del mercoledì delle ceneri, avremo la gioia di consacrare questa chiesa frutto di anni di condivisione e di cammino, di lavoro e di fatica, di gioie, lacrime e vita condivisa anche con tutti voi.

Grazie ancora per il vostro sostegno e per questo Filo d’Oro di amicizia che ci lega e che fa di noi una grande famiglia, la famiglia di Dio.

Vi mando un grande abbraccio, in comunione con Raphael e tutti i catechisti che vi salutano e con cui viviamo questo bel tempo di fraternità e di formazione. Sono proprio loro, i nostri catechisti, coloro che più capiscono e godono del dono di cui parliamo… e che ne sono infinitamente grati. La loro è davvero una vita fatta liturgia, fatta dono e offerta in tutto ciò che sono e fanno: genitori e sposi/e, contadini e uomini/donne che quotidianamente vivono di un lavoro spesso ingrato e duro, persone che sanno lasciare casa e famiglia semplicemente per condividere il dono della Fede e della Parola con chi ancora non conosce Cristo ogni domenica. Sono i nostri maestri di vita e di fede.

A presto!

 

P.S.

Volevo condividere con voi anche l’esperienza molto bella di sabato scorso. Infatti con Emmanuel Korona – un catechista della parrocchia di Dianra Village – ci siamo recati nel pomeriggio in un villaggio particolarmente sperduto ed isolato, inerpicandoci con la nostra Land Cruiser in una strada molto difficile e distrutta dalle abbondanti piogge di quest’anno – villaggio che si chiama Léyériguékaha e che si trova 10 km più isolato dall’ultimo villaggio sulla strada finora da noi battuta per le celebrazioni (e c’è da dire che anche quest’ultimo villaggio, Bébédougou, è a 18 km da Dianra Village su una strada già difficile).

La ragione di questa visita pomeridiana e notturna era che domenica 4 novembre le comunità con cui Emmanuel celebra avevano ricevuto, per la prima volta, una decina di persone che si avvicinavano alla fede e che desideravano – come si dice qui – “pregare con loro”. Domenica 11 novembre, siccome per la seconda volta queste persone si erano presentate facendo a piedi o in moto vari km per arrivare nel luogo dove lui celebrava la Parola, mi ha detto con gioia : “Padre, abbiamo una decina di nuovi “simpatizzanti”! Perché non andiamo a incoraggiarli con tutti i cristiani dei villaggi limitrofi nel loro villaggio?”. Ed è così che sabato sera, con il catechista Emmanuel, alcuni membri della corale di Dianra Village ed altri cristiani delle comunità a cui si erano riuniti per tre settimane i nuovi arrivati, siamo partiti… ed è stata una gioia indicibile, una commozione grande ed un dono immenso – quelle gioie e consolazioni che solo la vita missionaria può regalare!

Per la prima volta, fin dalla creazione del mondo, a Léyériguékaha è stata celebrata l’Eucaristia e, proprio dono della Provvidenza, il tutto è avvenuto la veglia della festa di Cristo Re!

Per me è stata una grande emozione annunciare ufficialmente per la prima volta, proprio a Léyériguékaha, nella periferia della periferia della nostra comunità parrocchiale, la data del 3 marzo, data della consacrazione della nuova chiesa. Come è stato meraviglioso anche mostrare loro in anteprima assoluta il tessuto che sarà l’uniforme della festa con il disegno della chiesa. Per chi non lo sapesse, qua è tipico che per ogni festa ci sia un’uniforme. E siccome questa è una festa particolare, il tessuto con cui ciascuno poi cucirà il proprio abito (la propria camicia, la propria veste, i propri pantaloni o la propria gonna) l’abbiamo confezionato noi (con l’aiuto prezioso ed indispensabile di alcuni di voi!). Che bello era sabato notte, illuminati dalla gioia della regalità di Cristo che celebravamo – Cristo che regna a partire dagli ultimi, negli ultimi e con gli ultimi essendo lui il primo di loro – mostrare questo tessuto e vederlo acclamato, applaudito, atteso.

Scusate la lunghezza, ma volevo farvi partecipi della mia gioia. Che è anche la vostra.

Vi abbraccio forte!

Padre Matteo Pettinari