Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, venne ucciso Monsignor Oscar A. Romero, Vescovo di San Salvador nel piccolo Stato centroamericano di El Salvador. La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti.
Quest’anno la Giornata dei Missionari Martiri coincide con la domenica delle Palme e quindi, per la nostra diocesi di Senigallia, con la celebrazione della Giornata della Gioventù che viviamo insieme alla Festa della Famiglia. Per questo la Giornata dei Missionari Martiri sarà celebrata a livello parrocchiale o di unità pastorale, in particolare con la celebrazione della Via Crucis venerdì 23 marzo.
E’ disponibile il testo della Via Crucis in formato pdf e word.
Sarà anche l’occasione per fare memoria dei 23 missionari uccisi nell’anno 2017: 13 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa ed 8 laici. Essi sono così ripartiti base ai continenti: in America sono stati uccisi 11 operatori pastorali (8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici), in Africa sono stati uccisi 10 operatori pastorali (4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici), in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico).
Don Michele Autuoro, direttore di Missio Italia, organismo pastorale della CEI, ci introduce di seguito al tema della Giornata di quest’anno.
Mentre scrivo questa breve presentazione del numero speciale de L’animatore missionario dedicato alla 26° Giornata di Preghiera e Digiuno in memoria dei missionari martiri che si celebra il prossimo 24 marzo, apprendo che papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto che riconosce il martirio del vescovo di Oran in Algeria, mons. Pierre Claverie, e di altri 18 compagni, sacerdoti, religiosi e suore, uccisi in Algeria negli anni 1994-1996. Tra loro anche i sette monaci trappisti del monastero di Tibhirine, rapiti nella notte tra il 26 ed il 27 marzo 1996 ed uccisi il 21 maggio successivo, la cui vicenda ha ispirato nel 2010 il film “Uomini di Dio” del regista Xavier Beauvois, che durante la 63ma edizione del Festival Cinematografico di Cannes vinse il premio Grand Prix Speciale della Giuria.
La memoria di quei fatti ci introduce al tema della Giornata di quest’anno, Chiamati alla vita. Alla vita vera naturalmente, la vita della Grazia secondo lo Spirito Santo, la vita di coloro che nel battesimo si immergono nella morte di Cristo per risorgere con lui come “nuova creatura”. Con il battesimo infatti siamo incorporati a Cristo e alla sua Chiesa, per sempre apparteniamo a Lui e con Lui partecipiamo alla vita divina trinitaria, come insegna il Catechismo della Chiesa cattolica.
È la vita nuova di cui parla l’Apostolo Paolo nella sua Lettera ai Romani “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.
È la vita evocata dall’immagine che appare sulla copertina di questo opuscolo (e manifesto della giornata, ndr): i resti di un antico battistero, quello della chiesa di Shivta nel deserto del Negheb, che richiama il senso profondo della rigenerazione in Cristo attraverso l’immersione di tutta la persona nell’acqua battesimale.
È la vita alla quale sono chiamati non solo i martiri, nella loro suprema testimonianza del più grande amore, quello di dare la propria vita per quelli che si amano, ma anche tutti e ciascuno di noi nella quotidiana testimonianza di una fede vissuta nella carità e amicizia verso quanti sono privati, ovunque nel mondo, di una vita in pienezza.
Da “L’Animatore Missionario”, anno 13, n. 1 (gennaio/marzo 2018).