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Una marea verde

E’ da poco trascorsa la dedicazione della nuova chiesa di Dianra Village. L’abbiamo vissuta qui, nella nostra diocesi, (quasi) come là, in Costa d’Avorio. Carla condivide con noi la sua testimonianza.

Cari amici,

domenica 3 marzo, qui a Dianra, si è data appuntamento una marea di persone verdi! Verdi perché il pagne, e cioè la stoffa scelta per confezionare gli abiti e l’ uniforme, era verde; unica eccezione le corali, per loro il colore era il bianco. Questa marea, venuta con ogni mezzo da villaggi vicini e lontani, aveva percorso anche più di 100 km di pista rossa, calda e polverosa per l’occasione ed oltre al verde era colorata di gioia ed entusiasmo, visibilmente orgogliosa di partecipare alla dedicazione della nuova chiesa.

La dedicazione della nuova chiesa di Dianra Village

Una chiesa bellissima e coloratissima ad immagine della gente che la riempiva, una splendida costruzione dove la simbologia e l’architettura cristiana si fondono con la cultura locale.

All’ingresso centrale, come nelle antiche basiliche, è situato il battistero, proprio per sottolineare la centralità del battesimo per il cristiano – battesimo che è la porta attraverso la quale si entra nella vita nuova in Cristo, nello spazio della salvezza.

Il battistero della chiesa di Dianra Village

All’interno, sulle pareti laterali, sono dipinte scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ciò, come nei tempi passati, permette anche ai non scolarizzati di conoscere anche visivamente dell’annuncio della fede: è la Bibbia dei poveri!

Alla fine della navata centrale si erge poi l’abside, maestoso e luminoso, dove troneggia il Cristo risorto.

L'abside della nuova chiesa di Dianra Village

Le mie parole non riescono a trasmettere tutto il bello di questa grande opera, ma potete, volendo, trovare tante belle immagini illustrative in questo sito o nella pagina Facebook del Centro Missionario Diocesano di Senigallia.

Mi piace sottolineare la novità e l’importanza di questa bellissima chiesa (scusate se mi ripeto, ma è la verità) in un contesto di grande povertà ed in cui i cristiani sono una esigua minoranza religiosa. Essa è unica nel suo genere, rende visibile la comunità cristiana e con la sua bellezza permette ai fedeli (e a tutti quanti la visiteranno) di alzare lo sguardo verso il Cielo, verso Dio.

Il tutto è ancora più bello perché frutto della comunione e dell’amicizia tra la diocesi di Senigallia (terra d’origine del parroco, il missionario della Consolata padre Matteo Pettinari) e la comunità di Dianra.
La presenza del vescovo Franco, che ha presieduto la celebrazione, e del vescovo emerito don Giuseppe hanno rafforzato e reso ancor più palpabile questo legame.

Tanti, infatti, della nostra diocesi, hanno pregato, sostenuto economicamente e lavorato alacremente in Italia e direttamente qui a Dianra per la costruzione della chiesa, insieme alla comunità.

E domenica, a cominciare dalle autorità civili e religiose, ma anche da molte altre persone, ci sono state parole, gesti simbolici e commoventi di ringraziamento per tutti quelli che in qualsiasi maniera, senza conoscere, senza vedere e da lontano hanno voluto collaborare.

Commovente, per me, è stato vedere che tra quanti ringraziavano molti erano mussulmani.

Dopo il tanto lavoro, l’attesa frenetica della vigilia, la giornata, come tutte le belle cose, è volata in un attimo, ma sicuramente la gioia provata, il ricordo di tanti volti sorridenti e fieri resteranno indelebili nei nostri cuori. Come resterà preziosa la veglia preparatoria che sabato sera si è celebrata quasi in contemporanea nella chiesa di Marina di Montemarciano ed a Dianra Village, espressione di quell’Amore di Dio che ci fa fratelli al di là dei km che ci separano, delle difficoltà linguistiche che, come per incanto, si annullano nella comunione della fede e della preghiera, nel mistero luminoso della fraternità della Chiesa… quella di pietre vive!

Ciao a tutti!
Carla Paccoia

Un lungo cammino

Un lungo cammino di comunione e fratellanza ha portato alla costruzione della nuova chiesa di Dianra Village, in Costa d’Avorio, ed alla sua dedicazione del 3 marzo 2019.

Se vuoi saperne di più:

In viaggio verso Dianra

Il nostro vescovo Franco ci parla del prossimo viaggio a Dianra, in Costa d’Avorio, in occasione della dedicazione della nuova Chiesa parrocchiale.

L’imminente viaggio, mio con il Vescovo Giuseppe e alcune persone, a Dianra, in Costa d’Avorio, ha una ragione precisa e dice un legame forte tra la nostra Chiesa diocesana e padre Matteo Pettinari, con la sua comunità. La ragione è la dedicazione della nuova chiesa parrocchiale a Dianra Village. Per la comunità di Dianra la nuova chiesa, bella e accogliente, è la realizzazione di un sogno, a cui ha contribuito anche la nostra chiesa di Senigallia,  con un sostegno economico da parte di diverse persone e con la partecipazione ai lavori di costruzione e all’arredamento liturgico della chiesa.

L‘aver contribuito al compimento del sogno della comunità parrocchiale di Dianra ha reso ancora più forte e intenso il legame di fraternità e di amicizia con padre Matteo e con la sua comunità. Un legame da cui trae beneficio la nostra chiesa diocesana, perché le consente di non restare chiusa in se stessa, ripiegata sui propri problemi, ma di tenere occhi bene aperti e cuore disponibile su persone che hanno bisogno di tanta e concreta solidarietà.

Con questo viaggio desideriamo esprimere alla comunità di Dianra il nostro apprezzamento per la costruzione di una chiesa che ha visto il coinvolgimento di tante persone di quella comunità, vogliamo dire la nostra gioia per il legame che ci unisce e assicurare la nostra disponibilità a condividere con loro, per quanto possibile, il cammino della Chiesa, che, pur in contesti e luoghi diversi, resta sempre lo stesso.

Anche se siamo in pochi ad andare a Dianra, desidero portare con me in quel luogo la nostra chiesa diocesana. Per questo chiedo a tutte le comunità di accompagnarci con la preghiera, non solo perché tutto proceda bene, ma anche e, soprattutto, perché questo viaggio rappresenti per la comunità di Dianra e per la Chiesa di Senigallia un’occasione per crescere nel comune desiderio di essere testimoni, nei nostri territori, del Vangelo di Gesù e per confermare il legame di comunione e amicizia che già ci fa tanto bene.

✝ Franco

Un legame sempre vivo

Amicizia, sostegno, condivisione.

Ecco in tre parole racchiuso il senso del legame tra le comunità di Dianra, in Costa d’Avorio, e di Senigallia.

Un rapporto a distanza che negli anni si è reso sempre più forte, da quando padre Matteo Pettinari, missionario della Consolata originario di Monte San Vito, è arrivato a Dianra fino ad oggi, grazie ai viaggi intrapresi da giovani ed adulti della nostra diocesi, grazie alla costante condivisione di come vanno le cose e grazie al sostegno morale ed economico che è stato offerto.

Oggi la storia di questo legame vive una tappa importante perché è finalmente giunta al termine la realizzazione di una nuova grande chiesa a Dianra Village. Un progetto, questo, nato inizialmente nel cuore dei fedeli di Dianra, accolto dai padri missionari, approvato dal loro vescovo diocesano e realizzatosi infine grazie al contributo spirituale, tecnico, economico ed artistico di tante persone, di entrambe le comunità di Dianra e di Senigallia.

Il prossimo 3 marzo, dopo quasi 3 anni di cantiere, questa chiesa verrà inaugurata, alla presenza anche di un piccolo gruppo di fedeli della nostra diocesi, accompagnato dal vescovo Franco Manenti e dal vescovo emerito Giuseppe Orlandoni. Sarà festa grande, un sogno che si realizza e prende il via in un villaggio che ha tanto desiderato avere una propria chiesa accogliente, viva e costruita col sudore delle proprie mani.

Il cammino che ha portato dall’idea iniziale di chiesa alla sua completa edificazione è stato lungo, bello sì, ma anche faticoso, un cammino fatto di piccoli passi, sorprese, incontri inaspettati, provvidenza e vita offerta gratuitamente: non possiamo allora non gioire noi con loro per questo bel traguardo raggiunto! Siamo tutti invitati a partecipare ai due eventi organizzati il 21 febbraio a Corinaldo e il 2 marzo a Marina di Montemarciano per sentirci loro vicini ed in comunione.

La comunità di Dianra oggi ci dona un segno grande: in Cristo c’è una vita che scorre forte e dinamica, e chi si abbandona fiducioso al muoversi di questa vita vedrà realizzarsi davanti ai suoi occhi grandi cose!

Progetti CMD: lotta alla malnutrizione

A partire da questo anno pastorale abbiamo deciso, come Centro Missionario Diocesano, di seguire e sostenere direttamente alcuni progetti di cooperazione con le realtà missionarie che meglio conosciamo. Di tali progetti vogliamo rendere ben visibile l’intero ciclo di vita con aggiornamenti e rendiconti periodici.

Il primo progetto scelto e finanziato in questo ambito è “Formazione del personale sanitario del Centre de Santé per migliorare le attività di lotta alla malnutrizione”. Si tratta di un piccolo progetto nato nel Nord della Costa D’Avorio, dove vive e opera il nostro padre Matteo Pettinari.

A Dianra Village sorge, gestito dai Missionari della Consolata, il centro sanitario “Joseph Allamano”, a cui sono affidati a livello sanitario 11 villaggi. “Desidero e mi impegnerò”, spiega padre Matteo, “affinchè i nostri operatori sanitari ricevano una formazione specifica sulla malnutrizione perché da questa dipende la professionalità, l’efficacia e la qualità del servizio reso alla popolazione malnutrita dell’area sanitaria di nostra competenza”.

Avere un personale sanitario formato, affiatato e motivato permette di visitare regolarmente la popolazione, di sensibilizzare attraverso campagne di prevenzione e assicurare vaccini e consultazioni prenatali. Farsi prossimi alla popolazione è un lungo e delicato percorso fatto dai missionari. Ciò significa approcciarsi giorno dopo giorno con gradualità, con rispetto delle differenze e con un incessante desiderio di scoprire ciò che ci accomuna.

Tutte le informazioni sul progetto sono disponibili a questo link.

Formarsi per partire

Il CMD di Senigallia organizza anche per l’anno 2019 un percorso di formazione missionaria rivolto ai giovani disposti a lasciare casa e amici per un servizio pieno ai fratelli. Per qualche tempo… o per sempre! Lo scopo principale è dare la possibilità, a chi lo desidera, di andare in missione «preparato» ed accompagnato. È importante infatti non viaggiare solo sulle ali dell’entusiasmo.

Il percorso ha come scopo essenziale quello di far vivere ai partecipanti un’esperienza che li prepari a vivere l’incontro con altre culture, popolazioni e religioni, come un’opportunità di crescita nella fede e quindi come dono nella vita.

Il CMD propone un itinerario di appuntamenti, a partire da venerdì 25 gennaio, che invita i giovani a vivere l’esperienza di viaggio con lo stile dei “pellegrini”. Pellegrini che insieme percorrono una strada, incontrano, condividono, ascoltano, rispettano, sono attenti alla “manifestazione” di Dio nella storia di altre comunità e popoli.

Trovi tutte le informazioni necessarie qui.

Una chiesa di pietre vive

Il nostro caro Padre Matteo Pettinari ci scrive dalla missione di Dianra, in Costa d’Avorio. Come sempre lo leggiamo con grande gioia.

 

Carissimi tutti, buongiorno!

Vi scrivo oggi da Dianra, dove stiamo vivendo un bellissimo tempo di formazione con i nostri catechisti sulla celebrazione della fede e sulla bellezza di vivere la liturgia. Forse non c’era clima più adatto per condividere con voi la bellissima notizia che abbiamo da qualche settimana, ma che solo negli ultimi giorni diventa sempre più certa e ufficiale. Si tratta della conferma della data della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Dianra Village!

Chiesa che, più che essere un edificio o una struttura – per quanto bella – è segno visibile e luminoso di ben altro! E cioè delle pietre vive che siamo noi e voi, della comunione che ci lega in Cristo. Una comunione di diversità che è diventata ricchezza. Una comunione che è un abbraccio in cui ogni differenza diventa tessera di un mosaico magnifico, che si riflette nel mondo e nel cuore della nostra vita, della storia e delle culture che ci accolgono qui a Dianra, un segno vivo dell’amore di Dio…

Desidero quindi dirvi, con molto stupore e gratitudine, che domenica 3 marzo, ultima domenica prima del mercoledì delle ceneri, avremo la gioia di consacrare questa chiesa frutto di anni di condivisione e di cammino, di lavoro e di fatica, di gioie, lacrime e vita condivisa anche con tutti voi.

Grazie ancora per il vostro sostegno e per questo Filo d’Oro di amicizia che ci lega e che fa di noi una grande famiglia, la famiglia di Dio.

Vi mando un grande abbraccio, in comunione con Raphael e tutti i catechisti che vi salutano e con cui viviamo questo bel tempo di fraternità e di formazione. Sono proprio loro, i nostri catechisti, coloro che più capiscono e godono del dono di cui parliamo… e che ne sono infinitamente grati. La loro è davvero una vita fatta liturgia, fatta dono e offerta in tutto ciò che sono e fanno: genitori e sposi/e, contadini e uomini/donne che quotidianamente vivono di un lavoro spesso ingrato e duro, persone che sanno lasciare casa e famiglia semplicemente per condividere il dono della Fede e della Parola con chi ancora non conosce Cristo ogni domenica. Sono i nostri maestri di vita e di fede.

A presto!

 

P.S.

Volevo condividere con voi anche l’esperienza molto bella di sabato scorso. Infatti con Emmanuel Korona – un catechista della parrocchia di Dianra Village – ci siamo recati nel pomeriggio in un villaggio particolarmente sperduto ed isolato, inerpicandoci con la nostra Land Cruiser in una strada molto difficile e distrutta dalle abbondanti piogge di quest’anno – villaggio che si chiama Léyériguékaha e che si trova 10 km più isolato dall’ultimo villaggio sulla strada finora da noi battuta per le celebrazioni (e c’è da dire che anche quest’ultimo villaggio, Bébédougou, è a 18 km da Dianra Village su una strada già difficile).

La ragione di questa visita pomeridiana e notturna era che domenica 4 novembre le comunità con cui Emmanuel celebra avevano ricevuto, per la prima volta, una decina di persone che si avvicinavano alla fede e che desideravano – come si dice qui – “pregare con loro”. Domenica 11 novembre, siccome per la seconda volta queste persone si erano presentate facendo a piedi o in moto vari km per arrivare nel luogo dove lui celebrava la Parola, mi ha detto con gioia : “Padre, abbiamo una decina di nuovi “simpatizzanti”! Perché non andiamo a incoraggiarli con tutti i cristiani dei villaggi limitrofi nel loro villaggio?”. Ed è così che sabato sera, con il catechista Emmanuel, alcuni membri della corale di Dianra Village ed altri cristiani delle comunità a cui si erano riuniti per tre settimane i nuovi arrivati, siamo partiti… ed è stata una gioia indicibile, una commozione grande ed un dono immenso – quelle gioie e consolazioni che solo la vita missionaria può regalare!

Per la prima volta, fin dalla creazione del mondo, a Léyériguékaha è stata celebrata l’Eucaristia e, proprio dono della Provvidenza, il tutto è avvenuto la veglia della festa di Cristo Re!

Per me è stata una grande emozione annunciare ufficialmente per la prima volta, proprio a Léyériguékaha, nella periferia della periferia della nostra comunità parrocchiale, la data del 3 marzo, data della consacrazione della nuova chiesa. Come è stato meraviglioso anche mostrare loro in anteprima assoluta il tessuto che sarà l’uniforme della festa con il disegno della chiesa. Per chi non lo sapesse, qua è tipico che per ogni festa ci sia un’uniforme. E siccome questa è una festa particolare, il tessuto con cui ciascuno poi cucirà il proprio abito (la propria camicia, la propria veste, i propri pantaloni o la propria gonna) l’abbiamo confezionato noi (con l’aiuto prezioso ed indispensabile di alcuni di voi!). Che bello era sabato notte, illuminati dalla gioia della regalità di Cristo che celebravamo – Cristo che regna a partire dagli ultimi, negli ultimi e con gli ultimi essendo lui il primo di loro – mostrare questo tessuto e vederlo acclamato, applaudito, atteso.

Scusate la lunghezza, ma volevo farvi partecipi della mia gioia. Che è anche la vostra.

Vi abbraccio forte!

Padre Matteo Pettinari

Lasciare Dianra

La nostra Carla, dopo sei mesi, sta per salutare la missione di Dianra. Ecco cosa ci scrive.

 

Il mio permesso di soggiorno sta per scadere: ancora pochi giorni e dovrò rientrare in Italia.

Difficile spiegare come questa terra, queste persone e questa missione mi siano entrati nel cuore, ma qui da subito mi sono sentita a casa ed i giorni trascorsi non hanno un inizio ed una fine, ma solo il presente. Un presente fatto di semplicità, nessun grande progetto ma la condivisione della vita quotidiana con la fatica del lavoro e degli spostamenti difficili per la pista impraticabile, con la gioia delle nascite e la sofferenza delle perdite.

Domenica con Padre Matteo siamo andati a Sonozo in moto per celebrare la messa: un’ora di pista tremenda (la jeep ci aveva lasciato a piedi), ma che mi ha permesso di salutare la comunità che per prima a giugno mi aveva dato il benvenuto, il Fotamana.

Oggi (9 novembre, ndr) Padre Raphael è partito per un corso di formazione a Sago, nel sud della Costa d’Avorio, e così la fraternità che mi ha accolta, accettata ed accompagnata con affetto in questi mesi si è sciolta.

Quanti bei momenti: la recita delle lodi sul fare del giorno, ancora assonnati, e poi la messa. Il profumo del caffè, le chiacchiere della colazione. Poi gli impegni e la giornata scanditi dal ritmo della preghiera. I fine settimana, dal sabato fino alla domenica pomeriggio, nei villaggi per celebrare i sacramenti, conoscere i bimbi nuovi, visitare i malati e condividere alla luce delle pile cibo e alloggio. Infine il piacere di ritrovarsi la domenica sera stanchissimi attorno alla tavola, ma con la voglia del racconto, della condivisione.

Padre Raphael e Padre Matteo, i due giovani missionari di Dianra (hanno l’età dei miei figli), sono veramente splendidi: nonostante tutto il loro lavoro hanno detto sì al mio desiderio di fare un’esperienza lunga di missione.

Fatto nuovo per loro e per me, ma, passati i primi momenti di adattamento e conoscenza, giorno dopo giorno si è creato un piacevole clima familiare, direi di madre e figli, fatto di tante piccole attenzioni gli uni per gli altri.

Ed ora siamo arrivati al momento difficile della partenza. Ogni partenza è uno strappo, una ferita, un taglio netto. Io spero di lasciare qui il frutto del mio cammino personale, le tante piccole e grandi cose che pesavano sulle mie spalle, e di partire con le valigie ed il cuore pieni di quell’amore di Cristo che ho ricevuto centuplicato, in confronto a quello che io ho donato, da tutti i padri missionari, dalle mamme, dai papà e soprattutto dai tanti bimbi che felici ti sorridono e ti abbracciano forte forte forte. In questo abbraccio c’è tutto il valore del mio tempo in missione: accogliere e donare Amore, riflesso dell’Amore di Dio. La missione va vissuta ovunque viviamo, nella famiglia e nel lavoro, ma forse a volte per rendersene conto dobbiamo lasciare per un po’ le nostre comodità e le nostre certezze e tornare a guardare il tutto con occhi più semplici.

Ciao a tutti!

Carla.

Il Vangelo è per tutti

Proponiamo l’intervista di “La Voce Misena” a Padre Matteo Pettinari: una forte testimonianza di cosa significa oggi vivere la missione, ovunque ci troviamo, legati tra noi e con il Signore.

Il mese missionario ci fa visitare il mondo seguendo uomini e donne che non hanno avuto paura di lasciare tutto per annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della Terra. Tra questi innamorati del Signore Gesù c’è Padre Matteo Pettinari, missionario della Consolata originario di Monte San Vito, che vive a Dianra, nel nord della Costa d’Avorio. Ha mille cose da fare, ma ha trovato un po’ di tempo per rispondere alle nostre domande.

‘Giovani per il Vangelo’, il tema della giornata di quest’anno: cosa significa e soprattutto che stile missionario chiede alle nostre chiese?

Il Vangelo è freschezza e novità di vita. Il Vangelo è una grazia di rinnovamento e di pienezza… parole e realtà che non possono non far pensare ai giovani! Quando un giovane si lascia toccare e provocare, rinnovare ed anche spiazzare dal Vangelo non può che diventare lui stesso vangelo vivente. L’inevitabile sorte di chiunque l’abbia gustato in profondità è diventare lui stesso un’occasione perché quella pienezza e quella gioia trasformi e incontri altre vite. Certamente le prime a doversi lasciar convertire dal Vangelo sono proprio le nostre comunità cristiane che dovrebbero ritrovare la semplicità e l’essenziale della fede, lasciando che il respiro dello Spirito Santo – lo Spirito del Nazzareno – possa anche rompere tutto ciò che rallenta, sfigura e cerca di intrappolare la novità del Vangelo di Cristo. È triste dover constatare che, a volte, il grande assente delle nostre assemblee e liturgie, dei nostri progetti pastorali e delle nostre realtà associative e parrocchiali sia proprio lui, il Vangelo. A volte sembra che per incontrare il Vangelo bisogna allontanarsi dalle nostre strutture. Ecco, credo che questa è la conversione che lo slogan “giovani per il Vangelo” ci chiede. Una conversione che parte da questa domanda: è il Vangelo di casa nelle nostre chiese?

La missionarietà è la stessa in ogni epoca, oppure c’è qualcosa di peculiare che caratterizza la missione in questo tempo?

La prima cosa che vorrei condividere e gridare è questa: la missione non la si capisce mai, la missione la si vive!

Parlando in modo particolare della ‘missione ad gentes’, c’è da dire che è la forma di tutta l’azione pastorale della chiesa, il paradigma del suo anelito più profondo, il perché della sua esistenza: la chiesa esiste per chi chiesa non è (ancora). Parafrasando il nostro fondatore, il Beato Giuseppe Allamano che diceva a noi missionari: “Voi siete per i non cristiani”, potremmo dire che tutta la chiesa esiste, respira e vive per loro. Credo che la prima conversione che ci chieda la ‘missione ad gentes’ in quanto Chiesa – in ogni luogo, in ogni ambito, in ogni situazione ed in ogni realtà parrocchiale associativa – è proprio questa: renderci conto che la ragion d’essere della nostra esistenza, il nostro baricentro non siamo noi, non è dentro le nostre strutture e le nostre dinamiche ad intra ma fuori, dove il Vangelo non è amato o non è conosciuto o è rifiutato. In quanto chiesa esistiamo per intercettare – con il nostro amore, la nostra testimonianza ed il nostro desiderio di incontrare tutti – proprio queste situazioni e precisamente a partire da coloro che sembrano non avere avuto mai avuto o non ancora o non più il bisogno di Cristo.

Ecco, credo che la missionarietà – quella che ci coinvolge tutti in quanto battezzati e discepoli di Cristo, in quanto (almeno parzialmente) evangelizzati (!) – sia proprio questo: renderci conto che,  come Cristo noi esistiamo per la vita e la salvezza del mondo che coincidono con la gloria del Padre. Missionarietà è quindi vivere sbilanciati, vivere bruciando ad ogni passo un po’ di più quell’egoismo che ci portiamo tutti dentro – personalmente e come chiesa. Missionarietà è questo desiderio di rompere barriere, abbattere frontiere, culturali, politiche, sociali e religiose e seminare la potenza e la bellezza del Vangelo in ogni ambito della vita, con umiltà, discrezione, tenacia, perseveranza e infinita  pazienza. Missionarietà è accogliere lo stile di Maria, donna feriale di Nazareth, donna mischiata a tutte le altre, donna che in niente era diversa dalle altre se non per quella relazione specialissima, personalissima, profondissima con il figlio suo, Gesù di Nazareth, Salvatore di tutti.

Finisco, quindi, immaginando e sognando con voi due coordinate per me essenziali della missionarietà oggi: una relazione intima, profonda, contemplativa e personalissima con Gesù di Nazareth accolto come Signore, amico fratello e Salvatore di tutti e la capacità di mischiarsi e confondersi, nascondersi e perdersi come lievito che feconda e trasforma ogni realtà della nostra vita ed ogni ambito della società.

Laura Mandolini.

Da “La Voce Misena” dell’11 Ottobre 2018.

Sulle Strade del Mondo 2018

A Mondolfo, domenica 7 ottobre, Riccardo, Gioele, Martina, Giada, Pietro, Luca e Jessica hanno condiviso la loro esperienza di missione in Brasile, India, Costa d’Avorio, Argentina e Cile.

Riviviamo le loro testimonianze nel video dell’incontro.

 

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